Bettini-Confindustria: “Per uscire dalla crisi ci vuole una grande Firenze”

“La città metropolitana deve essere al primo punto della prossima campagna elettorale amministrativa: per uscire dalla crisi ci vuole una grande Firenze, come ci vogliono una grande Milano, una grande Bologna o una grande Bari”.

Lo ha affermato Simone Bettini, presidente di Confindustria Firenze, aprendo giovedì 6 febbraio a Palazzo Vecchio il convegno “Le città metropolitane: una riforma per il rilancio del paese”. “Ci vogliono sindaci metropolitani”, ha ribadito Bettini, secondo cui “le aree metropolitane italiane sono già i motori dell’economia italiana, e il mondo si muove in questa direzione”.

Serve dunque attuare la riforma: “Le città metropolitane compaiono nel 1990 – ha detto – basta con questa anticamera di 24 anni, perché è anti-economica. Ci vuole anche qui un cambio di passo”.

E a Firenze è stato lanciato e presentato il Manifesto delle Città Metropolitane italiane di cui sono promotori le associazioni industriali metropolitane, con il quale si rileva che le città metropolitane sono un’occasione che il Paese non può perdere.

“Il ddl Delrio – si legge – risponde parzialmente a questa esigenza, perché la cornice legislativa risulta per alcuni aspetti ancora inadeguata, in particolare dove prevede la possibilità di istituire ulteriori città metropolitane rispetto a quelle previste dal progetto originario. Secondo la Rete, le città metropolitane sono di importanza fondamentale per le prospettive di sviluppo del sistema industriale e per la competitività del Paese nel suo complesso, perché consentirebbero di superare la frammentazione dell’organizzazione territoriale e amministrativa all’interno delle aree metropolitane, dove si concentra gran parte della popolazione, del Pil, del gettito fiscale e degli investimenti pubblici e privati del Paese”.

Per il presidente nazionale di Confindustria, “Il testo, attualmente all’esame del Senato lascia disorientato il mondo dell’impresa, preoccupato per gli effetti che potrà avere sulle proprie attività”.

Il rischio, ha aggiunto, è che “un’impresa, per una stessa autorizzazione” possa “essere costretta a rivolgersi a enti diversi, con esiti diversi, a seconda del territorio in cui opera”.

Il Ddl Delrio “non affronta il problema, complesso ma ineludibile, dei costi connessi al trasferimento delle funzioni provinciali alle Regioni, legati soprattutto al personale e a un’ulteriore proliferazione di enti strumentali, agenzie e società regionali”.

“La prossimità, che ha caratterizzato il valore aggiunto del modello urbano italiano – ha concluso Squinzi – non può essere soffocata in una ragnatela di enti e in uno stratificarsi sempre più denso di funzioni contese tra soggetti diversi. Le vittime sacrificali di questo processo sono sempre i cittadini e le imprese e questo il nostro Paese non se lo può più permettere”.

Per il Sindaco Matteo Renzi: “Questo è l’anno in cui o si risolvono i problemi o non ha più senso parlarne. L’Italia ha finito il tempo a disposizione e non basta accarezzare i problemi come è stato fatto fino ad ora: questo è l’anno in cui o i problemi si risolvono o non ha più senso parlare ai cittadini italiani di città metropolitane e altre riforme”.

Renzi non ha mancato di sottolineare come “il vostro convegno ci aiuta a riflettere su come dalle città possa nascere un’occasione di speranza e di rilancio del sistema Paese. Le città metropolitane possono essere una riforma per il rilancio del Paese ma sono da trent’anni una barzelletta nella discussione politica e istituzionale: sono almeno 30 anni che se ne parla, sono 20 anni che sono state disciplinate, sono state costituzionalizzate col Titolo V, ma sono rimaste un oggetto misterioso”.

“Anzi – ha aggiunto – le riforme istituzionali e costituzionali hanno di fatto mortificato il ruolo delle città. Una stagione dei sindaci come quella che si è aperta nei primi anni ‘90 si è potuta realizzare per il protagonismo dei sindaci, ma non ha visto un passaggio di poteri alle città. Anzi si è scelto di valorizzare un neo-centralismo regionale che ha in molti casi procurato punti di difficoltà e di danno”.

“Oggi siamo in una fase in cui la situazione contingente del Parlamento e del dibattito politico – ha concluso Renzi, che è anche segretario del primo partito della maggioranza che sostiene il Governo - permette una straordinaria occasione: realizzare delle riforme chiare e concrete”.

Mattia Lattanzi

Dal numero 4 – Anno I del 05/02/2014