Marina Abramović. La sacra performer fino al 20 gennaio 2019 a Palazzo Strozzi

Marina_AbramovicPalazzo Strozzi ospita fino al 20 gennaio 2019 la prima retrospettiva italiana dedicata a Marina Abramović, che propone le opere che hanno rappresentato le tappe più importanti nella sua vita artistica .

La performer ha messo al centro della sua arte il proprio corpo come protagonista, con i suoi limiti e le sue capacità espressive.

La mostra, la prima retrospettiva di una donna, anche se ne seguiranno di altre donne, prosegue la serie dei maggiori rappresentanti dell’arte contemporanea a livello internazionale dopo Ai Weiwei, Bill Viola e Carsten Höller.

le 100 opere presenti in esposizione rappresentano una panoramica dei lavori più famosi in 50 anni di carriera, tra video di performance, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e re-performance fatte da un gruppo di performer selezionati e formati da Marina per questa occasione.

Il titolo, The Cleaner, scelto per la mostra si allaccia a una riflessione dell’artista che ha deciso di selezionare il proprio lavoro: «Come in una casa: tieni solo quello che ti serve e fai pulizia del passato, della memoria, del destino».

Artista complessa, Marina Abramović, esordisce giovanissima a Belgrado come pittrice figurativa e poi astratta. Solo negli anni Settanta inizia la sua attività di performer usando il proprio corpo, con performance estenuanti e azioni ripetitive dove prova la sua capacità di resistenza. Conosce, nel 1975 l’artista tedesco Ulay e presto il loro diventa un’unione sentimentale e professionale. Insieme hanno realizzato performance fondamentali, una tra queste è Imponderabilia, del 1977, dove il pubblico è costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti come fossero gli stipiti di una porta, e che viene interrotta dalla polizia.  La fine del loro rapporto lo celebrano nel 1988 con una performance dove i due artisti si incontrano a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno. Con la performance Balkan Baroque  del 1997, l’artista vuole evidenziare  il dramma della guerra in Bosnia e con la quale vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. All’interno di un buio e caldo scantinato l’artista pulisce una ad una mille ossa di bovino raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione popolare serba.

Marina Abramović ha avuto, e continua ad avere, con la nostra regione, ricordando alcune tappe particolarmente significative. Il primo incontro risale al 1977 quando, insieme ad Ulay, viaggia in Toscana con il furgone Citroën, esposto nel cortile di Palazzo Strozzi. Nel 1982 al centro buddista di Pomaia incontra e intervista il XIV Dalai Lama per Avalokiteshvara da lei diretto. Nel 1985 trascorre i mesi di settembre e ottobre a Firenze, insieme ad Ulay, artisti ospiti a Villa Romana. Durante il periodo di residenza i due artisti provano la pièce Fragilissimo e partecipano a FIRE-NZE, il “disegno allegorico” impostato sulla parola “Fire” organizzato da Mario Mariotti in piazza Santo Spirito il 21 settembre 1985. Una «calda notte infuocata» che coinvolge artisti italiani e stranieri per i «panni stesi alle finestre della piazza»: tra essi Marina e Ulay che partecipano con una tela. Il 16 settembre 2001, nel corso di “Arte all’Arte”, presenta Mambo at Marienbad nel padiglione Charcot dell’ex-ospedale neuropsichiatrico di Volterra.

Cecilia Chiavistelli
Dal numero 219 – Anno V del 26/9/2018

Marina Abramović. The Cleaner
Firenze, Palazzo Strozzi
21 settembre 2018-20 gennaio 2019
Orario: Tutti i giorni 10 – 20, Giovedì 10 – 23
prenotazione Info: T. +39 055 2645155 www.palazzostrozzi.org