Mostra a La Tinaia di San Salvi sulla Legge Basaglia

mostra laboratorio-atelier La Tinaia di San Salvi legge bisagliaA quarant’anni dall’approvazione della legge 108, passata alla storia come Legge Basaglia, Firenze ricorda la chiusura definitiva dei manicomi in Italia con una mostra, ospitata fino all’11 settembre, presso la Galleria d’arte contemporanea ZetaEffe di via Maggio, inaugurata dall’assessore alle attività produttive Cecilia del Re e dal presidente della Commissione Politiche sociali e sanità Nicola Armentano.

Si tratta di un viaggio tra le opere realizzate dagli anni ‘70 fino ad oggi dai pazienti psichiatrici, realizzate nel laboratorio-atelier La Tinaia a San Salvi.

“Grazie a questa iniziativa, patrocinata dal Comune di Firenze, si è voluto ricordare i 40 anni della Legge Basaglia e rappresenta una bellissima testimonianza di impegno civico, etico e culturale. Un ringraziamento doveroso – aggiunge l’assessore alle attività produttive Cecilia Del Re – va dunque all’Associazione Tinaia Onlus per il suo impegno quotidiano, e alla Galleria Zeta Effe che ha portato nel cuore di Firenze le opere e le storie di questi straordinari artisti”.

“Il laboratorio-atelier La Tinania è un centro diurno – spiega il presidente della Commissione Politiche sociali e sanità Nicola Armentano – dove i degenti hanno a completa disposizione ogni tipo di strumento per dipingere e creare in libertà. Un ringraziamento va a Francesco Nocentini dell’associazione Tinaia Onlus che opera all’interno della rete dei servizi di salute mentale del quartiere 2 di Firenze. Prima questi pazienti speciali venivano trattati come dei reclusi, mentre la legge Basaglia è stata una rivoluzione e che ha messo al centro il malato e non la malattia; che ha ridato dignità, umanità e libertà a soggetti che erano stati rinchiusi nei manicomi perché dava fastidio la loro presenza in famiglia. E parlo anche di prostitute, omosessuali, ragazze che avevano messo a repentaglio l’onore della famiglia. I manicomi erano strutture-ghetto antigieniche dove la persona non era che un fantasma senza diritti, senza cittadinanza. Questa mostra alla galleria ZetaEffe riabilita il paziente come artista e come soggetto attivo delle dinamiche sociali”.

Cecilia Chiavistelli
Dal numero 216 – Anno V del 5/9/2018