Torna alla Pergola Sebastiano Lo Monaco

VERO MA CI CREDO-SEBASTIANO LO MONACO-FOTO DI TOMMASO LE PERA-01lowL’ultima interpretazione della sua carriera e l’ultima apparizione alla Pergola di Peppino De Filippo nel 1978 fu proprio con la sua commedia Non è vero ma ci credo.

Accanto a lui e nello stesso ruolo di Teresa, nel cast era già Lelia Mangano De Filippo, sua moglie da pochi mesi, così come Antonio De Rosa ieri e oggi interprete di Alberto Sammaria.

Dalla scorsa stagione è Sebastiano Lo Monaco a vestire i panni del protagonista Gervasio Savastano  nella sua nuova produzione diretta da Michele Mirabella.

Non è vero ma ci credo, andata in scena nel 1942, è considerata il capolavoro comico di tutta la produzione teatrale di Peppino De Filippo. Ottenne un così vasto successo che dieci anni più tardi si decise di farne anche un film diretto da Sergio Grieco.

Ritrovare la tradizione per garantirle l’agilità della modernità continua ad essere la cifra stilistica delle scelte artistiche di Sebastiano Lo Monaco e dell’incontro felice con la regia di Michele Mirabella. Non è vero ma ci credo è ambientata nel pieno del boom della fine degli anni Cinquanta, Alida Cappellini e Giovanni Licheri, assecondando la passione per il vintage del regista, hanno realizzato scene e costumi su modelli originali dell’epoca. “Gervasio Savastano è frutto della tipica ironia di Peppino De Filippo – racconta Sebastiano Lo Monaco -  in questa commedia,  troviamo tutti i suoi temi ricorrenti: il malocchio, gli affetti il matrimonio e la famiglia”

Sebastiano Lo Monaco-Lelia Mangano De Filippo-foto di Margherita MirabellaLa superstizione è la lotta disperata e perdente di chi ingaggia battaglie per combattere destino e sfortuna, di chi non ha altri mezzi a propria disposizione per allontanare i colpi sinistri della sorte, che quelli di ricorrere a sotterfugi e scongiuri. Ma si sa, la superstizione non ha niente a che vedere con i fatti della vita, è solo un atteggiamento mentale che l’uomo talora utilizza di fronte a sue talune incapacità, e che altera la visione della realtà stessa. Proprio come succede, fortunatamente per lui, a Gervasio Savastano.

I suoi affari non vanno bene e lui sospetta che la colpa sia di un suo impiegato, Belisario Malvurio, cui attribuisce un influsso malefico. In famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane, che il padre ritiene non all’altezza del rango della ragazza. All’improvviso, però, la fortuna sembra girare. In azienda arriva un giovane, Alberto Sammaria, e gli affari cominciano ad andar bene. Anche il giovane di cui era innamorata la figlia è un lontano ricordo. L’inconveniente è che il novizio aziendale ha una magnifica gobba beneaugurante. Tutto sembra filare liscio, ma il diavolo ci mette lo zampino: il gobbo confessa di essersi innamorato di Rosina, e dà le dimissioni. Il commendatore è disperato, ma convincerà sua figlia a sposare Sammaria. Non può mancare il sorprendente lieto finale.

“La comicità e il buonumore, come si sa – sottolinea Mirabella – hanno spesso un loro contraltare un po’ crudele, un po’ sadico. Ma qui nella commedia bonaria di Peppino, tutto è risolto con ironiche strizzate d’occhio, con benevola condiscendenza, con l’innocenza del ridere”.

Fino a domenica 23 febbraio al Teatro della Pergola.

La Redazione

Dal numero 6 – Anno I del 19/02/2014