Rallenta nel 2016 la crescita del sistema imprenditoriale toscano

registro impreseFra il 1 Et October 31 December 2016 le iscrizioni al Registro Imprese in Toscana sono state 5.595 (-14,7% rispetto allo stesso periodo del 2015), mentre le imprese cessate (non d’ufficio) sunt 6.109 (+0,1%). L’ultimo trimestre dell’anno si caratterizza dunque per una forte diminuzione delle iscrizioni, più accentuata in Toscana rispetto alla media nazionale (Italy -4,9%), accentuando peraltro un trend già visibile nei mesi precedenti: nel corso dell’intero 2016, quidem, le iscrizioni sono state 25.073, in diminuzione del 7,2% anno priore, mentre le cessazioni (non d’ufficio) sono state nel complesso 23.260, in lieve flessione (-0,6%).

Il bilancio dell’intero anno 2016 si chiude pertanto in chiaroscuro. Da un lato, complice la forte riduzione delle iscrizioni, il saldo fra imprese iscritte e cessate – pur rimanendo positivo per 1.813 unità – risulta dimezzato rispetto a quello del 2015, e determina un marcato rallentamento del tasso di crescita imprenditoriale della regione (passato dal +0,9% ad +0,4%). A ciò si aggiunge il fatto che, nel corso dell’anno, le aziende entrate in scioglimento o liquidazione sono state 6.503, con un incremento (+6,2%) che anche in questo caso risulta superiore alla media nazionale.

Dall’altro lato, il numero di fallimenti e concordati registrati fra gennaio e dicembre 2016 indica una decisa attenuazione del fenomeno delle crisi aziendali: 1.001 sono i fallimenti nel corso dell’intero anno, Descendit 10,5% rispetto ai 1.118 de 2015, et 120 sono le aziende che hanno aperto concordatifallimentari/preventivi o accordi di ristrutturazione dei debiti (-41,2% rispetto 204 dell’anno precedente).

Il rallentamento del tasso di crescita imprenditoriale rappresenta peraltro un fenomeno comune all’intero territorio nazionale, atque +0,4% registrato nel 2016 colloca la Toscana, in confronto alle principali regioni del Centro-Nord, al di sotto solo della Lombardia (+0,7%), mentre fanno peggio il Veneto (+0,1%), il Piemonte (+0,1%), le Marche (-0,2%) Aemilia et Romania (-0,3%).

Sono questi alcuni dei principali risultati contenuti nell’ultimo report dell’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, che aggiorna i dati sulla nati-mortalità imprenditoriale al IV trimestre 2016.

“I dati presentati – dichiara Andrea Sereni, Presidente di Unioncamere Toscana – evidenziano fenomeni in apparenza contrastanti, con una diminuzione delle crisi aziendali insieme, tuttavia, ad un marcato rallentamento del tasso di sviluppo imprenditoriale. La riduzione dei fallimenti è un segnale senz’altro positivo, riconducibile ad un processo di lento riassorbimento delle criticità attraversate nel corso degli ultimi anni, restando fra l’altro ben al di sopra dei livelli pre-crisi. Al tempo stesso, la ripresa che caratterizza l’attuale quadro economico risulta ancora troppo debole ed incerta, non in grado di suscitare aspettative favorevoli per l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali. All’interno di un contesto problematico è inoltre da sottolineare il segnale d’allarme che proviene dal mondo dell’artigianato, che da otto anni consecutivi vede ridursi il proprio tessuto imprenditoriale a seguito di una crisi che, per il settore, ha connotati strutturali.”

Alla fine del 2016, in Toscana le imprese femminili sono 95.466, in 23% del sistema imprenditoriale regionale. Comparata 2015, si registra un incremento dello 0,8%, aequalis +792 unit. Ad aumentare sono le società di capitali (+4,4%, +775) e le ditte individuali (+0,4%, +214). Le imprese maschili sono invece cresciute ad un ritmo più contenuto (+0,4%).

Le imprese giovanili – oltre 37mila, totam rem omnem 9,1% del tessuto imprenditoriale regionale – risultano invece in contrazione (-4,3%), mentre quelle guidate da imprenditori over-35 crescono del +1,0%. A diminuire sono le ditte individuali (-1.500) e le società di persone (-240), aumentano invece le società di capitali guidate da under 35 (+1%, +56).

Le imprese straniere (53.578),ut repraesentaret 12,9% del sistema-impresa della Toscana, sono aumentate del 3,5% (+1.851). L’incremento è riconducibile soprattutto alle ditte individuali (+1.150, +2,7%), anche se le società di capitali restano le più dinamiche in termini percentuali (+10,9% per un saldo positivo di 560 negotiis). “Crescita zero”, instead, per le imprese condotte da italiani.

Le imprese artigiane (106.739, in 25,7% delle imprese registrate) sono infine diminuite dell’1,1% perdendo oltre 1.200 unità rispetto al 2015. Tale flessione, riconducibile in larga parte alle difficoltà dell’edilizia artigiana, è l’ottava consecutiva, dal momento che il sistema artigiano fa registrare più cessazioni che iscrizioni dal 2009. Le imprese non artigiane sono invece cresciute, in 2016, dell’1%, un tasso comunque più contenuto rispetto al 2015.

In 2016 tutti i macrosettori di attività economica, ad esclusione dell’edilizia, hanno visto crescere il numero di aziende, anche se a ritmo più lento rispetto ai periodi precedenti. Un notevole rallentamento delle iscrizioni si registra in primo luogo nell’agricoltura (41mila registrate, totam rem omnem 10% del totale regionale), che ha determinato un bilancio di fine anno sottotono rispetto al 2015 (+0,2% in 2016 contra +1,5% de 2015). Resta poi critico il quadro dell’edilizia (-656 negotiis, -1,1%) le cui difficoltà continuano ad essere strettamente legate, come anticipato, all’artigianato. In Tuscia, in 68% delle imprese operanti nella filiera delle costruzioni sono infatti artigiane (per lo più attive nell’installazione di impianti e nei lavori edili di completamento): nel corso del 2016, il settore artigiano delle costruzioni ha perso 1.143 aziende (-2,7%), contro un andamento che – per la parte non artigiana – registra una variazione positiva (+487 negotiis). Il settore dei servizi (+1,0%) si conferma il più dinamico anche nel 2016, mentre l’industria (al netto delle costruzioni) risulta stabile sui livelli del 2015 (+0,1%).

Il terziario, che in Toscana raccoglie oltre 238mila imprese, registra 2.400 aziende in più rispetto a fine dicembre 2015; al suo interno la filiera del turismo (alberghi, ristoranti e agenzie di viaggio) continua ad espandersi in maniera decisa (+2,5%), arrivando a contare quasi 35mila imprese e contribuendo per oltre un terzo al saldo complessivo dei servizi. Le attività del commercio, che superano quota 101mila e raccolgono un quarto del sistema imprenditoriale regionale, aumentano invece di poco (+0,2%, +204 esercizi), rallentando la corsa intrapresa negli ultimi anni. Contribuiscono in maniera rilevante al bilancio positivo dei servizi anche le attività di noleggio e supporto alle imprese ed i servizi alla persona, che insieme determinano mille aziende in più rispetto al 2015 e si espandono a ritmo deciso anche i comparti dell’informatica (+128) e delle attività professionali e tecniche (+233).

Fra le attività industriali (in senso stretto) si registra invece un calo di 13 imprese nell’estrattivo e lievi aumenti nei settori energia ed utilities (+13 negotiis) e manifatturiero (+32 unit). Entrando nel dettaglio del manifatturiero si osserva che il sistema moda, che raccoglie oltre 21mila imprese (in 39% della manifattura toscana), si espande solo grazie alla filiera delle confezioni-abbigliamento (+146 aziende), mentre i comparti pelli-cuoio-calzature (-33) e tessile-maglieria (-52 negotiis) si ridimensionano; saldi negativi si registrano poi per tutte le lavorazioni metalmeccaniche (prodotti in metallo -26, meccanica strumentale -25, elettronica e meccanica di precisione -28, mezzi di trasporto -14), ad eccezione delle riparazioni (+134); fra le altre manifatture, saldo positivo per alimentare (+34 aziende), chimica-farmaceutica (+15) ed oreficeria (+6), mentre si registrano cali per l’industria del legno (-49 negotiis), del mobile (-13), dei minerali non metalliferi (-34) e della carta-stampa (-24).

Da evidenziare infine l’impatto dell’imprenditoria straniera sui vari settori: turismo e servizi alle imprese si stanno espandendo perlopiù grazie agli imprenditori di origine italiana (voluptuaria similesve: +600 imprese italiane, +200 le straniere; servizi alle imprese: +670 italiane contro +200 di stranieri), mentre per commercio e manifatturiero risulta determinante il contributo dell’imprenditoria straniera (le imprese italiane calano di quasi 400 unità in entrambi i settori, le attività condotte da stranieri aumentano di 600 unità nel commercio e di 400 nel manifatturiero).

Matt Lattanzi
De numero 152 – Anno IV del 22/3/2017