Essere Melvin di Vittorio De Agrò

Copertina Essere Melvin[1]“Essere Melvin” non è un romanzo, è piuttosto il racconto di una spaventosa guerra interiore. Un ottimo racconto in effetti, così come è davvero spaventosa la guerra che il protagonista-autore si ritrova a dover combattere. Una guerra – e qui mi scuso per la fastidiosa ripetizione – senza esclusione di colpi, con il solo aiuto di uno psichiatra, “Lo Splendente”, che più che uno psichiatra sembra una sorta di parodia di esso.

“Essere Melvin” è un romanzo atipico, assolutamente originale, che non può in alcun modo lasciare indifferente il lettore. Perfino chi non conosce il significato del termine “empatia”, non potrà esimersi dal provare emozioni empatiche che vanno dalla rabbia al “disgusto” (disgusto inteso in riferimento alle scelte spesso “idiote” del protagonista che si dichiara un “Don Abbondio dell’Amore”… e non a caso “Amore” è scritto con la maiuscola…), dalla compassione all’ilarità… fino all’impossibilità di capire il perché di tali scelte.

Chi è Melvin? Ma soprattutto, come e perché nasce Melvin? A questo proposito riporto integralmente ciò che scrive di sé l’autore, Vittorio De Agrò: “Ero un proprietario terriero e d’immobili quando nel luglio del 2009, la mia vita implose. Così nel settembre dello stesso anno decisi di affidarmi a uno psichiatra, Lo Splendente, per cercare  di rimettere insieme il puzzle della mia vita. Quando iniziai a raccontare la mia storia allo Splendente, che ritenevo banale anche se piena d’ombre e di vergogna, lui sorrideva e mi diceva ‘Ne uscirebbe un buon libro’. Anche  se ero molto scettico, nell’autunno del 2009 cominciai a scrivere le mie memorie. Una vera e propria confessione ‘laica’ senza alcuna censura…”.

Personalmente trovo che il romanzo di Vittorio sia un piccolo capolavoro, nato sì con l’intenzione di distruggere e spazzare via i propri demoni, ma mutatosi poi, pagina dopo pagina, fino ad arrivare ad essere una tremenda confessione dei propri sbagli di vita, dovuti soprattutto a una figura importante e amorevole, quella di suo padre, che non ha fatto altro che danneggiare in modo quasi irreparabile la mente e la psiche del protagonista.

Questo si capisce bene, così come si capisce bene il bisogno del protagonista di cercare a tutti i costi l’amore puro, oserei dire platonico, quello che non esiste e mai esisterà in questo pianeta… fino ad arrivare al limite della pazzia, con il contrappasso ovvio e inevitabile che induce Melvin ad andare “a puttane” per sfogare i propri istinti e bisogni naturali e primordiali.

“Scrivere per me è stato terapeutico, doloroso, ma mi ha aiutato a sconfiggere i demoni della mia mente – spiega l’autore – ‘Essere Melvin’ è la storia della mia vita sempre a cavallo tra finzione e realtà. È una storia d’amore, di dolore e sofferenza, ma alla fine, anche di un ritorno alla vita dopo una ‘traversata nel deserto’”.

Ed è proprio quel liberatorio “ritorno alla vita” che mette fine all’inevitabile e sottile angoscia che prova il lettore pagina dopo pagina. “Essere Melvin” è un’opera che lascia l’amaro in bocca, ed è proprio questo il suo scopo, credo: un percorso terapeutico di crescita, cambiamento e chiarimento con il proprio passato, fino ad arrivare a un nuovo inizio di vita, lasciandosi – o provando a farlo – quel difficile passato alle spalle…

“Melvin non è un eroe – conclude lo scrittore – anzi è un uomo qualunque che però decide di non arrendersi alla malattia mentale che lo avvolge a un certo punto della sua vita. Il finale di Melvin potrebbe essere definito aperto da qualcuno, pacificatorio da altri, ma in vero mi piace definirlo come un nuovo inizio per il protagonista. Melvin reputo che sia il libro giusto per non smettere mai di credere in un futuro felice e sereno che tutti dovremmo meritare!”.

Vittorio De Agrò, 39 anni, nato a Catania, ha pubblicato nel 2015 “Amiamoci nonostante tutto”, il suo secondo romanzo auto pubblicato, e a giugno di quest’anno uscirà “Ninni mio padre”. Vittorio sogna di fare il produttore e rottamare il sistema…

www.ilritornodimelvin.wordpress.com

Mattia Lattanzi
Dal numero 105 – Anno III del 23/3/2016