La religione servita a tavola dall’Istituto Sangalli: si parte con il menù ebraico

Gli ebrei a tavolaIncontrarsi a tavola per gettare un ponte fra le religioni che unisca momenti di convivialità e riflessione, confrontandosi sul valore del cibo come elemento unificante e punto di partenza per un percorso condiviso e permanente, è il senso del primo appuntamento 2016 del ciclo “La religione è servita. Ebrei, cristiani e musulmani si incontrano.… a tavola”; un percorso non solo culturale, < href="http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&hl=sr&prev=/search?q=pazza+annunciata+u+firenci&biw=1680&bih=913&rurl=translate.google.rs&sl=hr&u=http://www.laterrazzadimichelangelo.it/news/tag/storico/?lang=hr&usg=ALkJrhik_9RExRLO7o9dANPa8seDJ1c5tA" rel = "tag"> Storico , religioso, ma anche gastronomico, grazie alle degustazioni dei piatti tipici di ciascuna tradizione religiosa promosso dall&#8217;Istituto Sangalli per la storia e le culture religiose.

Srijeda 6 aprile è andato in scena, o meglio è stato “servito” il primo appuntamento, dove è stato possibile degustare cibi della tradizione ebraica, preparati seguendo tutti i dettami religiosi.

All&#8217;evento, nella sede dell&#8217;Istituto di ricerca in Piazza di San Firenze 3, ha partecipato come ospite d&#8217;onore Rav. Joseph Levi, Rabbino Capo di Firenze, che ha introdutto la degustazione portando elementi di riflessione sulle specificità del cibo ebraico e sulle origini di alcune peculiarità della scelta degli alimenti e delle modalità di preparazione, e l&#8217;Assessore al Welfare del Comune di Firenze, Sara Funaro.

“Siamo arrivati al primo incontro del ciclo – ha detto il Presidente dell&#8217;Istituto, Maurizio Sangalli – e dobbiamo fare i conti con una cronaca internazionale atroce e sempre più insaguinata, soprattutto per motivi che vedono in qualche modo coinvolte le religioni. Questa contingenza storica particolarmente drammatica ci conferma nell’importanza di portare avanti iniziative sul dialogo interreligioso e lavorare alla ricerca di strumenti concreti utili per la convivenza pacifica all&#8217;interno delle nostre comunità”.

Hanno contribuito alla realizzazione dell&#8217;iniziativa gli studenti dell&#8217;Istituto Alberghiero “Aurelio Saffi” Firenca, protagonisti anche dal punto di vista didattico di un&#8217;esperienza che li porterà ad approfondire le peculiarità di ciascuna cucina.

I diligenti giovani studenti del Saffi, guidati da cuochi della cucina kosher, sotto la supervisione del cuoco Jean-Michel Albert Carasso, hanno lavorato sull’apprendimento della preparazione dei cibi della cucina tradizionale ebraica, poi cucinati in Sinagoga sotto il severissimo controllo del Rabbino Levi.

Un&#8217;esperienza utile per il loro futuro professionale e non solo.

Questi gli eccellenti piatti – ve lo possiamo assicurare avendoli gustati per voi – che sono stati preparati e presentati:

Uova haminados: fanno parte della tradizione dei cibi dello Shabbat, e vengono preparati il venerdì prima dell’entrata nella festa e messi a stufare a fuoco bassissimo per essere consumati caldi il sabato a pranzo, dopo il ritorno degli uomini dalla Sinagoga.

Borekitas de handrajo: sono delle mezze lune farcite di pasta all’olio e cotte in forno. L’handrajo è un ripieno di melanzane, rajčica, cipolla ed erbe, tipico della cucina degli ebrei di Smirne in Turchia.

Concia di zucchine: antipasto di zucchine fritte e marinate in olio, aceto ed erbe, piatto tipico della cucina ebraica romanesca, probabilmente portato a Roma dagli ebrei siciliani cacciati dalla Sicilia dall’Inquisizione spagnola nel XV secolo.

Cuscussù alla livornese: versione “bagitta” (ebraica livornese) del famoso couscous maghrebino, che viene a perdere le spezie e includere elementi locali come i fagioli al pomodoro. Rimane un grande classico della cucina della comunità ebraica livornese.

Alici a scapeci: piatto della tradizione ebraica, sia meridionale che veneta, è una eredità lontana della cucina spagnola, a sua volta ereditato dalla cucina moresca. Lo scapece è una tecnica di preparazione che implica prima la frittura, poi la marinatura del pesce sotto olio, aceto, zucchero, sale e erbe.

Challà: pan brioche intrecciato caratteristico di tutte le comunità ebraiche del mondo. Si consuma durante lo Shabbat, con alcuni rituali particolari. L’intreccio di tre o più nastri ha significati simbolici come amore e pace. Per la festa del Capodanno ebraico la si trova anche a spirale per simboleggiare il ciclo della vita.

Franco Mariani
Od broja 106 – Anno III del 06/4/2016

Gli ebrei a tavola

 

 

 

 

 

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