“Raffaello e Firenze” in mostra a Palazzo Vecchio fino al 31 December 2020
In occasione dell’anniversario della morte di Raffaello (1520-2020), il Comune di Firenze e MUS.E, con il sostegno del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio e in collaborazione con il Palais de Beaux-Arts de Lille, organizzano la mostra “Raffaello e Firenze”, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti.
Ang exposure, che si terrà nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio fino al 31 December 2020 e che prevede una fruizione in piena sicurezza anti-Covid, vuole valorizzare il periodo fiorentino dell’artista, ovvero gli anni in cui Raffaello, già munito di gloria e di onori, tra la fine del 1504 e l’inizio del 1505, si trasferisce nella capitale toscana e vi soggiorna a lungo, fino al trasferimento a Roma nel 1508. Ad attrarlo, il fervido clima fiorentino del primo Cinquecento, i cui episodi più brillanti sono attestati dalla colossale statua del David, appena posizionata in piazza Signoria, e dal cartone di Sant’Anna di Leonardo, ma anche dai meravigliosi lavori di Leonardo e Michelangelo per la sala del Maggior Consiglio del palazzo civico.
L’esposizione sarà corredata da un catalogo pubblicato da Edifir in uscita a novembre, a cura di Valentina Zucchi e Sergio Risaliti, con contributi, uban pa, di Cristina Acidini e Vincenzo Farinella.
La mostra “Raffaello e Firenze” ruoterà attorno al Ritratto di giovane donna in busto, un prezioso disegno oggi al Palais des Beaux-Arts de Lille, risalente agli anni fiorentini di Raffaello ed emblematico dell’intenso dialogo intrattenuto con i grandi artisti incontrati in città, primo fra tutti Leonardo. Un prestito eccezionale con il quale il Comune di Firenze vuole onorare il genio di Raffaello, ricordando l’ambiente artistico e culturale dei primi anni del Cinquecento, quando Firenze fu ‘scuola del mondo’.
Intorno all’opera, proiettato sulle pareti della Sala d’Arme, un racconto multimediale permetterà di ripercorrere gli anni che hanno inciso profondamente sulla formazione dell’artista urbinate, introducendo significativi cambiamenti nel suo stile. Il filmato, immersivo, è a cura di Valentina Zucchi e Art Media Studio e illustra la rete relazionale, politica e sociale, oltre che artistica, intessuta da Raffaello, raccontandone le vicende e mostrando i capolavori di quel periodo, come i Ritratti di Agnolo Doni e di Maddalena Strozzi e la Madonna del Cardellino, tuttora conservati a Firenze presso le Gallerie degli Uffizi.
All’iniziativa si affiancheranno percorsi guidati nel centro storico, sui luoghi correlati al soggiorno del pittore, definiti d’intesa con l’Ufficio Patrimonio Mondiale dell’amministrazione civica, sempre in assoluta sicurezza: si terranno tutti i sabati e tutte le domeniche alle 15.00, da sabato 7 novembre sino alla fine di dicembre (prenotazione obbligatoria al numero 055 2768224 o alla mail info@muse.comune.fi.it).
Grazie al sostegno di Unicoop Firenze, dugang pa sa, sarà possibile fruire di un programma di appuntamenti digitali dedicati all’artista e rivolti al grande pubblico, condotti da storici dell’arte ed esperti, con la finalità di approfondire singoli aspetti, opere o tematiche del periodo fiorentino di Raffaello.
A Firenze Raffaello arriva in anni di grande fermento per la città al fine di completare la sua formazione e ottenere importanti committenze. Il dialogo intenso avuto qui con gli artisti del tempo, tra cui Fra Bartolomeo, Ridolfo del Ghirlandaio, Baccio d’Agnolo, Andrea Sansovino, i Sangallo, ma soprattutto con Leonardo e Michelangelo, apre la strada all’introduzione di importanti cambiamenti nel suo stile. Ne condizionerà sicuramente la costruzione dei personaggi, i rapporti tra le figure, la rappresentazione del movimento, oltre a sviluppare un’attenzione maggiore ai valori atmosferici e cromatici. Al contatto con l’ambiente fiorentino si deve anche la maturazione di una struttura compositiva più salda e sintetica che si compenetra con il linguaggio descrittivo e tattile acquisito negli anni della formazione insieme all’armonia compositiva e alla luminosa tavolozza, raggiungendo una straordinaria sintesi tra immagine ideale e immagine reale. Lo riconosceva anche Giorgio Vasari ammettendo: “né tacerò che si conobbe, poi che fu stato a Firenze, che egli variò e abbellì tanto la maniera, mediante l’aver veduto molte cose e di mano di maestri eccellenti, che ella non aveva che fare alcune cosa con quella prima [...]" (Giorgio Vasari)
“Raffaello, come ci racconta Vasari, arrivò a Firenze per formarsi e tanto ebbe influenza su di lui il trovarsi a fianco di maestri come Leonardo e Michelangelo e molti altri, nga, quando ripartì, la sua pittura era completamente trasformata – ricorda il sindaco Dario Nardella – questa mostra, tra il reale e il multimediale, ci ricorda proprio le origini e le trasformazioni dell’arte di Raffaello e del grande ruolo della nostra città nella sua formazione. Florence, in chiusura delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte, esplora questo lato della figura dell’artista e ci consegna una esposizione fortemente evocativa e suggestiva, resa unica dal prestito dalla Francia di un disegno risalente proprio agli anni fiorentini”.
“Una mostra che è già un evento – sottolinea l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – perché pensare e realizzare cultura in un momento di forte criticità per tutto il mondo è veramente uno sforzo eccezionale. Ma ci è sembrato giusto non trascurare un artista formidabile che proprio nella nostra città trasse ispirazione ed ebbe modo di affinare il suo stile. Palazzo Vecchio, allora già casa civica, torna quindi ad accoglierlo e a ricordarne gli anni fiorentini, in un mix di digitale e reale che potrà avvicinare e incuriosire nuovo pubblico”.
“Il mito di Raffaello ha ben presto travalicato la storia – dichiara Valentina Zucchi, curatrice del progetto e responsabile della mediazione culturale di MUS.E – tuttavia, è indubbio che le sue opere donino a chiunque le osservi, da cinque secoli, la vertigine alta e pura dell’incontro con l’arte. L’omaggio che la città di Firenze dedica a Raffaello nell’occasione del cinquecentenario della sua morte, riferito in particolare modo agli anni in cui l’artista si stabilisce in città, si pone come una pregevole occasione non solo per gustare la squisita finezza dei suoi disegni e la limpida qualità dei suoi dipinti, ma anche per beneficiare, in questo periodo così cupo, del ristoro più profondo e più autentico che la cultura può offrire a ciascuno di noi. Come MUS.E siamo ancora una volta lieti e onorati di affiancare l’amministrazione comunale in questo compito.”
“In un momento così drammatico e oscuro, risplende l’astro di Raffaello – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e co-curatore della mostra – il progetto espositivo che oggi inauguriamo aggiunge un cammeo di prezioso valore alle tante manifestazioni dedicate all’ ‘angelica farfalla’, l’artista apparso come un essere divino alla sua epoca. Il disegno di giovane fanciulla, voltata di tre quarti, in prestito eccezionale dal Museo di Lille, è un assoluto che risplende di una luce speciale in Sala d’Armi e contrappone la grazia e la venustà femminili al clamore cacofonico del nostro tempo, ferito da fatti atroci che aggiungono angoscia a disperazione per una crisi sanitaria ed economica senza precedenti. La grazia e la bellezza di questo ‘diamante’ sembrano rassicurarci sull’esistenza di in un mondo migliore, di perfetta armonia, di cui l’arte di Raffaello è prefigurazione compiuta. In certi casi l’evento artistico è quanto mai necessario, seppure sia effimero. Offriamo alla città e all’Italia un piccolo immenso capolavoro della grafica raffaellesca e un progetto di didattica multimediale che illustra con un tono monumentale la gioventù di Raffaello nel periodo speso a Firenze, quando l’artista partì da Siena nel 1504, dove era occupato con Pinturicchio, per raggiungere Piazza Signoria. Qui era già installato il David di Michelangelo e il mondo di allora aveva cambiato velocità. Giunto in città Raffaello ebbe una specie di choc salutare e visse una iniziazione all’arte pubblica quattrocentesca, quella di Donatello e Verrocchio, così come a quella devozionale di Luca Della Robbia tra gli altri. L’umanesimo neo-platonico gli divenne famigliare, e così pure la filosofia dell’amore e della luce secondo i seguaci di Ficino e Plotino. Fu, per l’allievo del Perugino, una svolta decisiva. A Firenze si gettarono le basi per l’arte più matura e incommensurabile del Sanzio, quella che si sarebbe manifestata a Roma. E qui, alla scuola del mondo’ ebbe modo di fare i compiti sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo e sulle sue sconvolgenti creazioni. Qui ammirò il grande cartone della Battaglia di Cascina e assimilò perfettamente il rapporto tra l’arte moderna del Buonarroti e il mondo antico, di cui proprio Raffaello ha resuscitato la grandezza morale ed estetica nel rinascimento più maturo. Merita adesso ricordare gli studi compiuti nei decenni scorsi da illustri critici e storici dell’arte, tra cui Mina Gregori, che fu artefice, sa 1984, della grande esposizione ‘Raffaello a Firenze’, Palazzo Pitti, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni della nascita. Un evento che ancora oggi serve da punto di riferimento nonché di svolta per la conoscenza demitizzata dell’artista”.
Cecilia Latches
Gikan sa gidaghanon 316 – Anno VII del 4/11/2020
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