Video e foto della cerimonia Comune di Firenze per Via Cardinale Florit

Dydd Iau 15 Mehefin, Solennità del Corpus Domini, pm 16,30 nel rione di Brozzi, a Firenze, il Comune ha organizzato la solenne cerimonia di intitolazione di una strada al Cardinale Ermenegildo Florit, Arcivescovo di Firenze dal 1962 i'r 1977 – ma arrivò come Coadiutore nel 1954, rimanendo fino alla morte – proprio nel rione dove portò i primi aiuti della diocesi subito dopo l’alluvione.

La cerimonia ha avuto inizio al suono delle chiarine della Famiglia di Palazzo del Comune di Firenze; ogni momento della cerimonia è stata introdotta e valorizzata dal giornalista Edoardo Antonini.

È stata intitolata al Cardinale Florit la strada che collega via San Martino a Brozzi con via Curzio Malaparte, in fondo a Via Madonna di Loreto, dove si trova la parrocchia e il cimitero comunale.

Alla cerimonia hanno partecipato, ymhlith eraill, l’Assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci, il Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, l’Arcivescovo di Firenze Cardinale Giuseppe Betori, l’Arcivescovo di Udine Mons. Andrea Bruno Mazzocato, il Segretario del Card. Florit Mons. Paolo Ristori, il Vicario Generale dei Paolini don Vito Fracchiolla, il Vice Presidente della Provincia di Udine Franco Mattiusi, il Sindaco di Fagagna Daniele Chiarvesio, l’Arciprete di Fagagna Mons. Adriano Caneva, il Presidente di Firenze Promuove Franco Mariani, numerosi parenti del Cardinale capitanati da Marilena Florit.

Era presente anche una delegazione dei Canonici del Duomo di Firenze, della Facoltà Teologica per l’Italia Centrale, la Confederazione delle Misericordie, numerose associazioni, gwirfoddolwyr, dinasyddion, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia Municipale di Firenze.

“Un gesto simbolico per mantenere viva in città la memoria del ruolo svolto dal cardinal Florit nei tragici giorni dell’alluvione e nei mesi successivi, con un’opera fondamentale di assistenza ai fiorentini in tutte le zone colpite”, ha detto l’Assessore Andrea Vannucci.

Nel corso della cerimonia sono stati letti i messaggi del Papa, del Presidente del Senato Pietro Grasso, del Cardinale Angelo Bagnasco già Presidente della CEI (Florit fu Presidente anche della CEI), del Rettore della Pontificia Università Lateranense (di cui Florit fu Preside della Facoltà Teologica e poi Pro Rettore).

“Un riconoscimento – ha scritto il Corriere della Sera/Corriere Fiorentino – che forse non arriva casualmente in coincidenza con gli eventi milaniani dato che la rilettura di quegli anni ha coinvolto anche la figura del cardinale che con don Lorenzo ebbe una profonda incomprensione”.

A conclusione della cerimonia l’Arcidiocesi di Firenze, per mano del Cardinale Betori, e l’Associazione Firenze Promuove, con il suo Presidente Franco Mariani, hanno donato alle 13 biblioteche del Comune di Firenze – e a tutte le biblioteche della Provincia di Udine e del Friuli, a cui saranno spediti per posta – due libri sul Cardinale Florit: Il Cardinale Ermenegildo Florit, Archesgob Florence, tra Concilio e Post Concilio, a cura di Gilberto Aranci, atti del convegno organizzato dalla diocesi e dalla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale in occasione dei trent’anni dalla morte; a Nel massimo sforzo di carità, la chiesa fiorentina e l’alluvione del 1966, libro sull’intervento della chiesa fiorentina in occasione della tragica alluvione del 1966, edito dalla Caritas di Firenze, e curato dai giornalisti Franco Mariani e Riccardo Bigi.

Questo il discorso del Cardinale Giuseppe Betori: “Vorrei aprire il mio saluto con parole che trovo scritte nel testamento spirituale dello stesso cardinale Ermenegildo Florit: «È Dio a disporre con paterna provvidenza la trama segreta dei fatti. Egli è il principio, il respiro per mezzo del quale tutto vive, l’oceano verso cui corrono tutti i rivoli dell’esistenza: “Da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose, a lui la gloria nei secoli!”». In questa visione di una vita e di una storia che sono nella volontà di Dio mi sembra debba essere collocato anche quanto avviene oggi: la città di Firenze offre un segno di grata memoria a colui che ebbe per molti anni come solerte e generoso pastore. Il Signore vuole che la sua memoria resti viva tra noi. I molti meriti del card. Florit sono stati ampiamente rievocati nei diversi autorevoli messaggi che sono giunti in questa circostanza, a cominciare da quello che a nome del Santo Padre ha inviato il Segretario di Stato card. Piero Parolin. Non voglio pertanto ripetere fatti e circostanze per le quali il card. Florit ha meritato la riconoscenza della Chiesa, universale, italiana e fiorentina, e della società civile di questa città. Tra i molti ritengo debba essere posto in primo piano il suo intervento nei giorni dell’alluvione, un intervento con cui diede visibilità a quell’animo pastorale paterno e al tempo stesso di responsabilità civile che in altre occasioni non aveva potuto emergere nelle sue vere intenzioni a causa di circostanze avverse. Mi sia però permesso di ricordare anche un altro contributo che il card. Florit ha offerto alla crescita religiosa e civile del nostro Paese, di cui non si apprezza sufficientemente il valore. Mi riferisco all’aver presieduto l’elaborazione della traduzione in italiano dei libri sacri che, gan ddechrau o 1974 sono stati proclamati nella liturgia della Chiesa e letti per la crescita spirituale personale, prendendo il posto dell’antica traduzione diffusa nel mondo cattolico dagli inizi del ottocento e dovuta ad un altro arcivescovo fiorentino, Esgob. Antonio Martini. Al card. Florit dobbiamo quindi lo strumento fondamentale dell’alfabetizzazione religiosa degli italiani dal Concilio in poi, un contributo importantissimo per la costruzione della identità non solo cattolica ma anche civile italiana, considerata l’importanza della Bibbia per la cultura in genere, in quanto La Bibbia costituisce «il grande codice della cultura occidentale», secondo la nota formula di Northrop Frye. La targa con cui il Comune di Firenze ha voluto ricordare l’antico arcivescovo della città – gesto per il quale esprimo viva gratitudine alla Giunta e al Consiglio Comunale cittadino – sia anche un monito a non perdere queste radici culturali a cui egli ha dedicato tanta parte della sua vita e per cui di lui serbiamo viva memoria e gli siamo profondamente grati”.

Questo il discorso del Sindaco di Fagagna Daniele Chiarvesio: “Nel due secoli trascorsi, Fagagna – il Comune che qui ho l’onore di rappresentare – ha dato alla Chiesa Romana due principi: Nell’800 il Cardinale Fabio Maria Asquini figlio della nobiltà terriera del tempo. Nel ‘900, poco dopo cent’anni, il Cardinale Ermenegildo Florit figlio della generazione contadina in prevalenza costituita da mezzadri e poveri coloni senza terra. Florit è un bambino intelligente dal carattere buono, fermo nei suoi propositi. La famiglia non ha mezzi per inviarlo agli studi seminariali. Per lui si cercano i mezzi economici necessari, elemosinandoli proprio ad un esponente della classe possidente. Qualcuno con preveggenza comprende la carica di valori di fede e di doveri verso il prossimo che animano quel giovinetto, ignaro delle cose concrete di questo Mondo, ma con un progetto di vita ben chiaro. E i mezzi per farlo studiare si trovano! In seminario primeggia negli studi. Inviato a Roma a studiare alla Pontificia università, da subito diventa docente. La sua vita è contraddistinta dalla comprovata competenza negli studi biblici e teologici, dall’intenso insegnamento universitario e soprattutto dall’esercizio dell’alto ministero pastorale, che ha segnato parte del corso della storia di questa città nel secolo trascorso nel periodo difficile e contrastato della cosiddetta contestazione. Mi limito a proporre alcuni ricordi del suo Friuli. Per anni rimane vivo nella comunità di Palmanova il ricordo dei due anni (1927-1928) di vice parroco, ministero pastorale a cui si è profondamente legato e non vuole sentire ragione per abbandonare. A Palmanova mette in azione un turbile di iniziative: la banda musicale, la filodrammatica, gli piace arbitrare le gare di calcio, oltre che la proficua azione pastorale e la dedizione ai malati del locale ospedale. Interviene direttamente l’ordine del Papa di portarlo immediatamente a Roma e iniziare da subito l’insegnamento nell’ateneo Lateranense. Mae'r 25 Ionawr 1965 è nominato Cardinale! A Fagagna è ancora ricordata la giornata memorabile delle celebrazioni del Millenario del 1983 e la cerimonia della messa solenne in una piazza zeppa di compaesani e di autorità di tutta la Regione. Questa è l’ultima venuta che il vecchio presule fa alla sua comunità paesana, una comunità che con la sua discrezione, legata ancora ad una fede schietta e sobria ne ha sempre preservato il ricordo e insieme l’orgoglio nei confronti di un uomo cui le traversie del tempo non hanno mai scalfito il legame con la chiesa e il suo popolo. La sua presenza nella diocesi di Firenze non fu facile nonostante che il suo operato sia stato messo più volte in risalto, avendo, all’epoca dell’alluvione del 1966, attivato la stessa mattina del 4 Tachwedd, un piano di intervento di protezione civile nella città di Firenze, portando per diversi mesi assistenza di varia natura a tutte le zone alluvionate in città e negli altri comuni dell’arcidiocesi. Un friulano che nella sua permanenza a Firenze ha saputo mettersi in discussione con una città particolare, sia con la Firenze Ecclesiale che con quella Civile. A tal proposito voglio solo ricordare quello che nel 2002 in occasione del centenario della nascita di Florit, il Cardinale Piovanelli successore di Florit disse a Udine. Cito testualmente: «Ha avuto il coraggio di dire la verità e fu crocefisso. Florit era buono, era di una grande bontà. Si è trovato in un momento difficile, non soltanto per la chiesa fiorentina, ma per la chiesa in generale. Un periodo estremamente polemico, contestatario. Chiunque fosse stato Arcivescovo in quel momento ci avrebbe rimesso le penne. Lui ha vissuto tutta la vicenda secondo la fede, e ha dato a tutti noi un grandissimo esempio. E’ stato sulla croce». Sono parole forti che rendono giustizia all’operato del nostro e vostro Cardinale anche per chi lo ha conosciuto solo per poco. Noi oggi a nome di tutta la Comunità civile di Fagagna esprimiamo la nostra sincera riconoscenza al Comune di Firenze e di quanti si sono fatti parte diligente nel proporre questa iniziativa di intitolazione di una strada che sancisce nei registri della storia un nome caro alla comunità fagagnese e, come spero, a quella fiorentina tutta”.

Questo il discorso del Vicario Generale della Società San Paolo – Paolini, don Vito Fracchiolla: “Ringrazio gli organizzatori di questo evento per aver tenuto in considerazione la Società San Paolo nella celebrazione di questo evento e porto il saluto del nostro Superiore generale impegnato, in questo momento all’estero. L’incontro e il rapporto tra sua eminenza il Card. Ermenegildo Florit e la Società San Paolo è iniziato e si è sviluppato attorno al Santuario Maria Regina degli Apostoli quando, creato cardinale da Paolo VI nel concistoro del 22 Chwefror 1965, questi lo insignì del titolo presbiterale del Santuario Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola in Roma, poco distante dalla Basilica di San Paolo fuori le mura. Tale Santuario è il cuore della Famiglia Paolina che vive in Roma, la quale è composta da 10 Istituzioni religiose, 5 Congregazioni Religiose, 4 Istituti secolari e una Associazione di Cooperatori. L’occasione che determinò il tempo e il luogo della costruzione di questa chiesa, fu durante il bombardamento aereo su Roma, verso la fine del 1943. In quella circostanza il beato Giacomo Alberione, trovandosi in grave pericolo di vita a motivo degli spezzoni di bombe che gli cadevano intorno, fece voto, rinnovando la promessa più volte espressa durante il secondo conflitto mondiale, che se la Madonna avesse preservato da morte tutti i Paolini, appena terminata la guerra, nel luogo in cui si trovava in quel momento, avrebbe eretto un grande Santuario in onore della Vergine Santa, Madre dell’umanità. Don Alberione decide la costruzione del Santuario nel maggio 1945 nonostante le difficoltà economiche e la complicata configurazione del terreno, la cui consacrazione avviene l’8 dicembre 1954, alla chiusura dell’anno mariano. La grandiosità del Santuario risalta dall’essere costituito da tre chiese sovrapposte: la Sotto cripta, la Cripta e la Chiesa Superiore. Il Cardinale Ermenegildo Florit prese possesso del Santuario il 23 Mai 1965 alla presenza del nostro Fondatore, il beato Giacomo Alberione e di tutta la Famiglia Paolina presente in Roma. Ma c’è un altro legame che unisce il Cardinal Florit alla Società San Paolo e alla Famiglia Paolina ed è l’amore per la Bibbia, per le Sacre Scritture. Mentre il Cardinale esercitava il suo ministero come docente di Sacra Scrittura, consultore della pontificia commissione biblica e scrittore di varie opere di studio sulla Sacra Scrittura, il beato Alberione, negli stessi anni in cui il Cardinale Florit si incontrava con la Società San Paolo, dava il via alla grande operazione di diffusione della Bibbia: “una Bibbia in ogni famiglia”, la cosiddetta Bibbia da 1.000 lire. La Società San Paolo, che è presente anche in Firenze con una comunità e una libreria, ricorda con gratitudine questo insigne personaggio della Chiesa degli anni del Concilio e si unisce alla Città per tributargli un dovuto onore”.

Questo il discorso del Presidente di Firenze Promuove Franco Mariani: “L’odierno atto del Comune di Firenze è, come è stato detto dall’Assessore, «un gesto simbolico per mantenere viva in città la memoria del ruolo svolto dal Cardinal Florit nei tragici giorni dell’alluvione e nei mesi successivi con un’opera fondamentale di assistenza ai fiorentini in tutte le zone colpite». «“n grande personaggio della nostra terra», disse nel 2001 l’allora Sindaco di Fagagna in occasione del convegno organizzato per il centenario della nascita ad Udine dalla Diocesi. «La morte – disse il Cardinale Silvano Piovanelli alla scomparsa di Florit – ponendo un invalicabile distanza fra noi e la persona defunta, ci dà modo di renderci maggiormente conto del dono che, in quella persona, l’amore di Dio ha fatto a noi e alla Chiesa intera. L’episcopato del Cardinale Florit è stato caratterizzato dalla celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, a cui sembra legarlo persino la morte, avvenuta proprio il giorno in cui a Roma si chiudeva solennemente il Sinodo Straordinario dei Vescovi sul Concilio a vent’anni dalla sua conclusione. Sacerdoti e laici, collaboratori vicini o a distanza, dobbiamo forse riconoscere di non aver amato abbastanza». L’anno scorso il Cardinale Betori, nel ricordare il 30mo della morte di Florit evidenziò «come aimè la figura del Cardinale Florit, qua a Firenze, rischia di essere racchiusa in una cornice molto ristretta che è quella delle vicende tristi e amare dell’Isolotto, in cui egli ebbe un ruolo assai significativo nella difesa della identità della Chiesa cattolica, dovendo soffrire molto al riguardo, e non essendo premiato neppure, direi, dalla storiografia successiva, in questa sua difesa della identità della Fede e della disciplina ecclesiastica. E tuttavia direi che Florit è molto più di questo». Erano anni quelli dove, come mi disse una volta Mons. Angiolo Livi «c’era una certa ‘fibrillazione’. Erano anni difficili. I seminaristi buttavano il cappello in Arno. Florit aveva da difendere la Chiesa e l’Ortodossia». Il Cardinale Betori quando era Segretario Generale della CEI ricordò «la revisione della traduzione della Bibbia per uso liturgico, quella che usiamo oggi nella celebrazione della Messa, a cui lavorò come Presidente della Commissione il Cardinale Florit: “I criteri di revisione furono esattezza nel rendere il testo originale; precisione teologica, nell’ambito della stessa Scrittura; modernità e bellezza della lingua italiana; eufonia della frase, in modo da favorirne la proclamazione; cura del ritmo, con conseguente possibilità di musicarne i testi, specie i Salmi, di cantarli, di recitarli coralmente». E su tale traduzione intervenne, yn 1972 anche il Beato Papa Paolo VI «ben venga codesta preziosa primizia del volume della Sacra Bibbia mediante la paziente e sapiente fatica dell’esperto biblista Cardinale Florit». Da notare anche una ‘coincidenza’ – o forse una scelta della Divina Provvidenza – che questo omaggio comunale arriva a poche settimane dalla nomina papale del Cardinale Gualtiero Bassetti alla presidenza della CEI, secondo toscano a questo incarico, visto che per due anni, o 1965 i'r 1966, il Papa chiamò alla guida della CEI proprio il Cardinale Florit. Gualtiero oggi non è qui con noi in quanto in missione all’estero. Così come pochi sanno che la CEI nacque proprio a Firenze l’8 gennaio 1952. Una volta don Silvano Seghi mi disse: «Per me Florit è stato un testimone della fede in un periodo in cui la Chiesa fiorentina non cercava i testimoni, ma cercava i maestri d’ideologia. E questo forse va avanti ancora. Don Divo Barsotti mi disse che per lui Florit ‘è stato un testimone della Fede, un confessore della Fede, un grande Omeletico’, mentre don Giussani, quando venne a Firenze, dopo l’Isolotto, disse che ‘Florit è stato veramente un grande, si è messo dalla parte della Chiesa, è stato un martire’, approvando tutto quello che aveva fatto, soprattutto quello che aveva sofferto. Questo periodo – proseguì don Silvano – che è stato lungo, è un periodo che deve ancora emergere. Florit ha sofferto molto, e a mio avviso, ar gyfer hyn, è stato anche martire». Mi raccontò Michele Gesualdi, allievo di don Milani ed ex presidente della Provincia: «Con L’Arcivescovo Florit non si intendevano facilmente, perché erano uomini troppo diversi. Sembravano fatti apposta per non intendersi. Probabilmente la difficoltà ad intendersi fece soffrire entrambi. Però don Lorenzo non sopportava da parte di nessuno che si strumentalizzasse questo rapporto con il pettegolezzo intorno alla sua chiesa. Anzi guai a chi gliela toccava. ‘La chiesa è come la mamma’, diceva, ‘e va amata e rispettata». Con l’odierna cerimonia è come se sulla città di Firenze si stendesse un manto speciale, steso dai due Arcivescovi Dalla Costa e Florit, che va da sud, Gavinana, con la Piazza per Elia, a nord, Brozzi per Ermenegildo, ovvero ai due confini della città. Un immagine curiosa, ma che deve anche far riflettere sull’impegno dato da questi due uomini nel servire non solo la Chiesa fiorentina ma anche la città di Firenze, che così li onora e li ricorda’ E non dimentichiamoci, come disse don Lorenzo Milani ‘la storia la insegna Dio e non noi, e l’unica cosa a cui ambisco è di capire il suo disegno man mano che egli lo svolge, non ambisco a levargli il lapis di mano e a pretendere di diventare autore della storia” E questo il cardinale Florit l’ha capito bene’ “.

Lluniau fideo o Franco Mariani.

Foto di Domenico Gianarro per gentile concessione Ass.ne Firenze Promuove.

Matt Lattanzi
O'r nifer 164 – Anno IV del 21/6/2017

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