“Bar Durimi” a Grassina: 20 anni di simpatia e cordialità con i fratelli Mustafa

Durimi11Agron e Skender sono due fratelli albanesi di Durazzo e sono arrivati in Italia pieni di speranze come moltissimi loro connazionali. Dopo vari lavori decidono di aprire, nel settembre del 1999, un bar, “Bar Durimi”, a Grassina, alle porte di Firenze.

Ma più che un bar, il loro è un locale accogliente con diversi posti a sedere, dotato di servizio alimentari con ottimi affettati e formaggi, tabaccheria con vendita di articoli per fumatori e “Gratta e vinci”, e i due fratelli preparano ogni giorno, a pranzo, gustosi primi espressi. E il venerdì non può mancare il pesce.

Ma ciò che colpisce di più è la loro simpatia e cortesia. Un caffè o un panino consumato nel loro locale ti fa uscire da lì con il sorriso sulle labbra.

Raccontata così sembrerebbe una delle tante belle “favole” che vede protagonisti due stranieri arrivati in Italia e che riescono a trovare la loro strada. Ma i fratelli Mustafa sono anche due artisti.

Agron, prima di aprire il bar, era – ed è tuttora – uno chef, e ha lavorato come cuoco in diversi locali, sia in Albania che in Italia; mentre Skender è un pittore, scultore, e creatore di opere davvero belle e particolari.

Agron racconta: “Sono in Italia dal 1991, ho preso questo bar nel ’99, prima di allora ho fatto diversi lavori, come cuoco e aiuto cuoco, visto che in Albania ero un cuoco di professione. Però, nei primi anni qui in Italia mi sono adattato a fare un po’ di tutto: ho fatto anche lo ‘scartaio’ di mobili vecchi per ristrutturarli, און דעריבער, piano piano, sono riuscito a fare il lavoro che facevo in Albania. Infatti ho lavorato per anni come cuoco in diversi locali di Firenze. און דעמאָלט, io e mio fratello abbiamo deciso di aprire questo bar nel 1999 e ci abbiamo dedicato tanta passione. Ma c’è stato anche un contraccambio da parte della clientela. טאַקע, se siamo ancora qui da 20 anni vuol dire che, tutto sommato, anche se non abbiamo fatto nulla di particolare, abbiamo sempre cercato di accontentare i clienti, e loro hanno ricambiato facendoci resistere per 20 יאָר אַלט ".

Skender è invece approdato nel nostro paese due anni dopo, e racconta: “Sono arrivato in Italia nel ’93, ho fatto il muratore, il lavapiatti, il falegname, l’imbianchino… ho sempre lavorato e ho fatto tutto quello che c’era da fare per guadagnare la giornata. E infine, io e mio fratello abbiamo preso questo bar nel ’99 e stiamo lavorando insieme felicemente da 20 יאָר אַלט ".

Ma Skender coltiva da sempre anche la sua passione artistica, infatti spiega: “Da quando sono nato mi considero un artista, è come se fossi nato con il lapis in mano. A 14 anni riproducevo a mano gli stampi (teste di leone, di tigre e altri disegni) e disegnavo un po’ di tutto. Sono autodidatta, non ho fatto scuole particolari, anche perché fui bocciato una volta a scuola e di conseguenza non ho potuto accedere all’istituto d’arte, quindi sono un autodidatta. E per fortuna, quando sono arrivato qui in Italia, ho avuto molte più possibilità di avere il materiale per fare le mie creazioni. In Albania, per comprare un semplice pennello, ci voleva una giornata di lavoro, e non c’era tutta questa possibilità di lavorare, al contrario di quando sono arrivato in Italia. In Albania, אין דערצו צו, non tutti potevano comprare i colori: se non eri un artista affermato… non te li vendevano nemmeno. L’unico modo per averli era comprarli di contrabbando, ma costavano tantissimo”.

טאַקע, mentre Agron è sbarcato nel nostro paese, a Bari, con la famosa nave dell’agosto 1991, quella carica di migliaia di albanesi che cercavano fortuna in Italia, il fratello Skender è arrivato “comodamente” due anni dopo, direttamente a Firenze, e oltre a lavorare ha potuto finalmente dedicarsi anche alla sua passione artistica. Le sue opere – visibili a fondo articolo – sono state esposte, ינטער אַליאַ, alla Fortezza da Basso, in due importanti alberghi di Firenze e Prato, all’Hotel Florence di Sesto Fiorentino, all’Acli di Grassina, e in altri locali della Toscana, mentre la sua opera più imponente la custodisce gelosamente a casa sua. Già, un’opera imponente di tre metri di altezza e con una base che sfiora i due metri, e che il nostro Skender ha chiamato “La Pietà”.

La sua splendida opera rappresenta la sofferenza degli umani in generale, ma soprattutto la sofferenza dei bambini, sovente schiavi di un’umanità ingiusta dove guerre e sopraffazioni decidono arbitrariamente le sorti dei più deboli…

אין מסקנא, Agron e Skender sono due fratelli con tanta voglia di fare e di costruirsi un futuro migliore, e pare proprio che ce l’abbiano fatta alla grande.

Agron ripercorre il suo arrivo in Italia, raccontando un aneddoto: “Sono arrivato in Italia nel ’91, con quella famosa nave… e una di quelle migliaia di teste ero io. Il secondo giorno eravamo a Brindisi e ho trovato subito lavoro come scartatore di mobili da restaurare; eravamo io, un altro fratello che ora è tornato in Albania, e un amico. Per un po’ di tempo siamo stati a Brindisi, andavamo a lavorare facendo l’autostop. Un giorno ho conosciuto un italiano, גינאָ, grandissimo personaggio, che faceva benzina, e gli abbiamo chiesto un passaggio. אין מסקנא, da quel giorno, וואָכעדיק, noi ci trovavamo lì e lui ci dava il passaggio andata e ritorno. Dopodiché siamo venuti a Firenze, e ho iniziato a lavorare come cuoco; prima aiuto cuoco, poi cuoco, al Corvo Rosso a Bivigliano per 3 יאָר אַלט, poi sono andato a lavorare a Scandicci a ‘Il crostino’ per altri 4 יאָר אַלט, e ho fatto anche un’esperienza in proprio prendendo un ristorante con il mio ex datore di lavoro, ma mi sono ritirato perché non mi trovavo bene, e anche perché ho avuto un problema di salute che ho comunque superato alla grande. בייַ לעצט, nel ’99 abbiamo preso questo bar, io e mio fratello Skender, e da 20 anni siamo qua”.

טאַקע, די 6 settembre di quest’anno saranno 20 anni esatti dall’apertura del Bar Durimi, e noi della Terrazza di Michelangelo gli auguriamo di festeggiare l’anniversario anche tra altri 20 יאָר אַלט.

“Credo che chi ha voglia di fare – conclude Agron – può fare tutto quello che vuole. Sì perché anche io, prima di avere questo problema di salute, avevo fissato nella mia vita di fare determinate cose: le ho fatte prima del mio problema, e le ho fatte lo stesso anche dopo. Basta volere nella vita, ci vuole tanta fatica, tenacia, ma si può fare tutto quello che si vuole. דערנאך, a tutti quanti dico in bocca al lupo e… tutto si può. Basta la volontà!".

“Io credo – aggiunge Skender – che la vita deve essere affrontata sempre con il sorriso sulle labbra! La vita, questa vita, è una sola, e deve essere vissuta sempre, in ogni momento, cercando di mostrare il meglio di sé. Perché tutti noi abbiamo, sempre e comunque, il meglio di noi da mostrare agli altri…”.

מאַט לאַטאַנזי
Dal numero 261– Anno VI del 4/9/2019

This slideshow requires JavaScript.