“Cinque minuti prima della campanella” di Mariarosaria Conte

cinqueminutiEbbene sì, per usare le parole dell’autrice: “esistono cinque minuti meravigliosi, quelli prima del suono della campanella”. Tutti siamo andati a scuola – chi più chi meno – e sicuramente tutti noi ricordiamo quel piccolissimo e “intenso” lasso di tempo che separa l’ultima ora di lezione dal meraviglioso e tanto agognato suono della campanella che indica la fine della giornata scolastica.

“Cinque minuti prima della campanella” è la sorprendente opera della scrittrice Mariarosaria Conte, e non è solo un divertente insieme di brevi e costruttivi racconti che – devo proprio ammetterlo – sarebbero indubbiamente utili anche a noi adulti che spesso ci comportiamo peggio dei bambini. No, i racconti della scrittrice partenopea sono dei veri e propri insegnamenti di vita: Giacomino che si sveglia con la “luna storta”, e ben presto comprende che il suo “cattivo umore” è una sorta di sentimento, o emozione, che va scacciato via il più velocemente possibile per evitare che ti rovini la giornata, sembrerebbe quasi una banalità. Invece Mariarosaria ha quel tocco di classe misto a fantasia (la bolla di rabbia che inghiotte il bimbo e non gli permette di farsi udire dagli altri) che rende ogni racconto davvero speciale e unico.

“Il narratore”, “La casa sull’albero”, il simpaticissimo “I mostri non esistono”, e tanti altri racconti brevi – che quando finiscono ti dispiace perché vorresti che le storie continuassero – sottolineano i valori dell’amicizia, sa pagpakigbahin, della comunicazione soprattutto in famiglia, e anche l’importanza della scuola e della lettura.

Del resto l’autrice è una maestra che ha a che fare tutti i giorni con molti bambini, ma in primis è anche una mamma, e il suo scritto evidenzia molto bene entrambe le figure.

Infatti ogni racconto ha una morale e – almeno – un insegnamento. Oltre ad avere una simpatica illustrazione a colori a tutta pagina.

Uno dei racconti che mi ha colpito di più è “Un ristorantino dove giocare”, dove l’autrice ribadisce al lettore l’importanza della pazienza, del saper aspettare senza avere fretta – perché prima o poi quello che è giusto accadrà, se lo vogliamo e se lo meritiamo, ovviamente – ma soprattutto l’importanza della bontà d’animo, e oggi più che mai ce ne sarebbe davvero bisogno.

“La nostra piccola amica si ritrovò all’istante sulla diga. Intanto aveva smesso di piovere e un arcobaleno rosa shocking s’inarcava sulle acque ghiacciate. Da quel giorno l’arcobaleno rimase lì, fermo, a sovrastare la spiaggia fatata. Tutte le volte che Fiammetta aveva voglia di luce e di calore, saltava giù e andava a salutare i bambini ‘cascherini’ del mare, il Re e la Regina indaffarati e la signora Balena. Ma non desiderò mai più allontanarsi da casa sua, dalla famiglia e dai suoi amici veri, perché non c’è calore più forte di quello degli affetti sinceri”, scrive Mariarosaria nel racconto “Una spiaggia rosa schoking”; e questo breve tratto fa comprendere bene la “linea retta” che l’autrice segna (e segue) come filo conduttore dell’intera raccolta.

Cosa dire di più, se non consigliare a tutti – e con tutti intendo tutti, adulti in primis – questa fantastica lettura?

Un libro che si legge davvero tutto d’un fiato, sorridendo e riflettendo, e magari condividendo le storie – una più divertente dell’altra – con tutta la famiglia.

Oppure, il libro dell’insegnante scrittrice si può portare a scuola, per leggere ad alta voce uno dei suoi racconti, magari quando mancano… cinque minuti prima che suoni la campanella.

Ma conosciamo meglio Mariarosaria Conte, già autrice di “Mare nell’anima” e del best seller “Io, te e la dislessia”.

Mariarosaria Conte è nata a Napoli, città in cui vive tuttora. È sposata e ha tre figli. Laureata in Giurisprudenza, dopo un percorso completo di formazione e l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, ha abbandonato la carriera in ambito legale per dedicarsi all’insegnamento nella Scuola Primaria e ai suoi figli. Ha pubblicato “Mare nell’anima” (2015); “Io, te e la dislessia” (2016), “Cinque minuti prima della campanella” (giugno2018), “Bianca come la neve” (November 2018).

“Chiunque senta la mia storia, si sente legittimato a proferire le seguenti parole: ‘Sei folle! Avevi la possibilità di fare l’avvocato e hai abbandonato tutto’ – svela l’autrice – Si potrebbe anche pensare che la libera professione al giorno d’oggi, in particolar modo in una città come Napoli, sia una cosa complicata da affrontare, ma io lavoravo in un uno studio associato dove mi trattavano benissimo sia economicamente che professionalmente. Non avevo il problema, per così dire, di portare la pagnotta a casa. E quindi, la mia scelta appare proprio come una follia”.

“La verità è che adoro insegnare – ammette Mariarosaria – Quando giravo per i Tribunali di Napoli e Provincia e incontravo maestre pendolari che, nga sama kanako, salivano e scendevano dai mezzi pubblici per raggiungere i posti più impensati e insensati, mi sarei infilata nelle loro borsette e sarei andata a Scuola con loro, lasciando nell’oblio il grigio mondo dell’avvocatura”.

Per quanto concerne il mondo della scuola, la scrittrice spiega: “Si ha la tendenza, in generale, a credere che insegnare sia una cosa semplice. Negli ultimi tempi, la professione insegnante è stata denigrata e realmente ‘mortificata’ in tutti i modi possibili e immaginabili. Chiunque abbia fiato in gola si sente legittimato a parlare e a dire la propria sull’insegnamento, su come gestire le classi (numerose, irrequiete o addirittura turbolente), su come lavorare di fronte a casi di disagio, ad episodi di bullismo, alla mancata inclusione, a situazioni di handicap gravi… insomma, tutti si professano grandi educatori ed esperti del settore. Ma non funziona così, per esercitare uno dei mestieri più vecchi del mondo, ci vogliono elevate competenze e soprattutto tanta passione. Ed è stata proprio la passione per il mio lavoro e l’amore viscerale per i bambini che mi hanno spinto a fare la scelta più importante della mia vita: abbandonare la professione d’avvocato e intraprendere quella d’insegnante”.

“Questo è avvenuto diciassette anni fa e ne sono ancora contenta e, unya, credo che sia stata la cosa giusta da fare. La cosa giusta per me – continua l’autrice – E poi, quasi dimenticavo: la lettura e la scrittura sono le altre due grandi passioni della mia vita”.

E di sicuro Mariarosaria Conte ama leggere un po’ di tutto, infatti confida: “Partiamo dalla lettura. Premetto che non ho un genere preferito, quindi potrei raccontarvi che ho adorato un romanzo rosa, un romanzo thriller, o addirittura un fantahorror… Mi piace leggere qualsiasi cosa, purché sia scritta bene! Adoro i romanzi che ti tengono incollata alle parole, quelli per cui fai la nottata anche se sai che tuo figlio neonato si sveglierà tra meno di un’ora per un’altra poppata; o se sai che il giorno dopo in classe sarai uno zombie e vorresti solo un letto dove stendermi; o peggio ancora il tuo piccolo è nel lettone con febbre e vomito e tu pronta a tenergli la testa e a coccolarlo. Ania, esattamente quelli! I libri che ti fanno sognare, che ti fanno entrare in un’altra storia, in un’altra vita, in una realtà parallela; quelli che vorresti non finissero mai, perché già sai che, quando saranno terminati, ne sentirai la mancanza… Leggo molto altro ancora, non sempre si ha la fortuna di incontrare sulla propria strada un romanzo che ti prende a tal punto”.

E quando le domando da dove nasca la sua passione per la scrittura, risponde: “Della mia passione per la scrittura? Vivo in un romanzo da quando sono adolescente. Dal canto mio devo confessare che non si è trattato di capire quando avevo la capacità di scrivere, ma semplicemente ho dovuto decidere di farlo. Appunti, poesie, racconti scritti a mano mi hanno accompagnata da quando ero una ragazzina, ma ho faticato a trovare il coraggio di far leggere ad altri i miei pensieri. Un ‘grazie’ posso dirlo alla più giovane delle mie figlie, fan accanita delle ‘storie inventate’ da me. Ogni sera o pomeriggio la richiesta era sempre la stessa: «Mamma ci racconti una storia inventata da te?». Ug unya, da adolescente la richiesta è stata: «Mamma, scrivi un romanzo per noi?!». Ai figli non si dice mai ‘no’, così è venuto fuori il mio primo lavoro: ‘Mare nell’anima’ e subito dopo il sequel ‘Bianca come la neve’ (ancora inedito) e ‘Io, te e la dislessia’ (biografico del 2016)".

“Cinque minuti prima della campanella” è un testo dove la fantasia prende il sopravvento sulla realtà, e i messaggi sono davvero tanti, quindi vogliamo sapere perché ha scelto proprio questo titolo.

L’autrice risponde: “I racconti che ho ‘inventato’ per i miei figli e per i miei alunni erano rimasti sospesi in un mondo tra realtà e fantasia. Così ho pensato di metterli su carta ed è venuta fuori la prima raccolta per bambini, ‘Cinque minuti prima della campanella’. Così come spiego nella Nota al libro, in classe si vivono cinque minuti magici: i cinque minuti prima del suono della campanella che sancisce il termine delle lezioni. Cinque minuti in cui i cuccioli d’uomo si possono rilassare, riposti quadernoni e libri si possono dedicare all’ascolto di storie che permettano loro di viaggiare in un immaginario ricco e fantasioso”.

E a quale pubblico si rivolgono i racconti di Mariarosaria? “I protagonisti, in un modo o nell’altro, sono sempre piccini o ragazzi, che devono confrontarsi con sentimenti ancora sconosciuti, vincere delle paure irrazionali, viaggiare lontano da casa o vivere avventure in mondi incantati e meravigliosi. Unya, il pubblico ideale sono, sicuramente, i bambini, ma sarebbe riduttivo non contemplare gli adulti fra i possibili lettori, nella misura in cui, disseminati tra le righe, a loro sono indirettamente rivolti sottili messaggi da decifrare. Come il rischio di precipitare nel buco nero di una tecnologia che alza barriere fra le persone, il pericolo di dimenticare la priorità del ruolo genitoriale a causa di ritmi lavorativi sempre più pressanti, o il timore di non inculcare ai figli i giusti valori su cui edificare un’identità sana. Senza pretese dottrinarie, ho pensato a questo libro come a un volume da leggere, stavolta assieme ai nostri bambini. Per riappropriarci del tempo e della capacità d’immaginare, per tornare a vivere a colori, andando oltre le brutture della quotidianità e la noia della routine. Il tutto con un linguaggio semplice e musicale, che aiuterà i nostri bambini a mettere qualche mattoncino in più nel loro vocabolario, e le maestre a impiegare al meglio i cinque minuti prima del suono della campanella”.

Per quanto riguarda i suoi progetti futuri, l’autrice spiega: “A novembre uscirà ‘Bianca come la neve’(Ateneapoli editore), il sequel di ‘Mare nell’anima’, pur se è un romanzo godibile anche in autonomia. Sono molto soddisfatta di questo volume. Penso di aver trovato un buon equilibrio tra forma e contenuti. Come la prima opera, è un romanzo del genere young adult, in cui credo e soprattutto spero, di aver centrato molte tematiche che spesso fanno da compagne di giochi ai nostri ragazzi. Non dirò altro per non anticipare nulla, se non che incrocio le dita, mentre sogno un buon riscontro di pubblico”.

E quale sarà il sogno nel cassetto di una mamma, insegnante e scrittrice di successo? “Credo che sia un sogno banale, è chiaro che vorrei raggiungere, con i miei volumi, quante più persone possibili, vendere milioni di copie e vivere di scrittura… Ah!Ah!Ah! La verità è che la mia famiglia, mio marito e i miei figli, sono il sogno più bello e ringrazio Dio ogni giorno per avermi fatto questo dono. Il resto… è mancia”.

Ovviamente, non poteva mancare l’inevitabile domandina sull’editoria italiana, e Mariarosaria Conte non vuole aprirsi più di tanto: “Rispetto a questa domanda mi piacerebbe risponderti così: la scrittura è una droga, crea dipendenza, è faticosa, t’impegna mente e corpo, ma quando completo un lavoro provo una soddisfazione indescrivibile. È gioia allo stato puro. La cosa più brutta della scrittura è proprio il rapporto che ho avuto fino ad oggi con il mondo dell’editoria italiana. Spero di potermi ricredere, usa ka adlaw. Al momento, non mi sento d’aggiungere altro”.

Io aggiungo soltanto che le opere di Mariarosaria Conte sono scritte molto bene, fanno sognare e sorridere, e arrivano dritte al cuore.

“Cinque minuti prima della campanella” di Mariarosaria Conte

Matt Lattanzi
Gikan sa gidaghanon 218 – Anno V del 19/9/2018