Celebrata la Giornata della Memoria

Quasi 300 tra uomini, donne a bambini furono ammassati su alcuni vagoni di un treno e trasportati ad Auschwitz.

Era il 9 novembre 1943 quando furono stipati in un convoglio diretto verso il più grande campo di concentramento realizzato dal regime nazista.

Sono trascorsi 74 anni da quella deportazione e stamani, in occasione della Giornata della Memoria, è stata ricordata dal Comune e dalla Comunità ebraica con una cerimonia sul binario 16 della stazione di Santa Maria Novella.

All’evento, che si è svolto alla presenza delle chiarine e del Gonfalone della città di Firenze, medaglia d’oro al valore militare, erano presenti tra gli altri l’assessore al Welfare Sara Funaro, il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, il presidente della Comunità ebraica di Firenze Dario Bedarida e il presidente di Aned Firenze Alessio Ducci.

“Da questo binario sono partite centinaia di persone della comunità ebraica – ha detto l’assessore Funaro -; centinaia di civili, partigiani, militari, che se ne sono andati per cercare di fronteggiare uno sterminio di massa. Tantissime persone hanno lasciato la propria vita a questo binario, in pochi hanno fatto ritorno nonostante a Firenze ci fosse una rete di solidarietà straordinaria. Anche in città si era formata l’organizzazione di resistenza ebraica Delasem alla quale aderirono religiosi e civili che hanno rischiato la loro vita per salvare le persone deportate nei campi di sterminio”.

“Il ricordo va soprattutto ai bambini – ha continuato -: tanti sono stati deportati da questo binario e non hanno fatto ritorno a Firenze; la bambina più piccola era Fiorella Calò, aveva 5 mesi. Il dramma delle deportazioni viene ricordato in vari modi ogni giorno: nelle lapidi, nei libri e nelle scuole fiorentine, dove gli insegnanti cercano con grande sensibilità di trasmettere in maniera forte questa memoria, e nelle testimonianze fondamentali dei sopravvissuti che sono riusciti a scappare dall’orrore dello sterminio nazifascista e che attraverso le loro parole sono un baluardo della memoria su quanto avvenuto. Coltivare la memoria è anche un nostro compito perché il futuro si basa e si costruisce sul ricordo del passato e sulla memoria di questa triste pagina della nostra storia deve servire per fare in modo che certi episodi non si ripetano mai più”.

Nel corso del suo intervento l’assessore Funaro ha letto un breve passo del libro ‘Sono stato un numero. Alberto Sed racconta’ di Roberto Riccardi dove Alberto, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz, “ racconta l’orrore vissuto per fare in modo che le nuove generazioni possano apprendere e non dimenticare”. “Tutti noi vorremmo che il messaggio che ogni testimone si porta dentro di sé e cerca di trasmettere agli altri – ha spiegato Funaro – si trasformi, usando le parole di Alberto, in un oceano di speranza per i nostri giovani, perché siano proprio loro a cercare di trasformare quel dolore in speranza e in antidoto a quelle forme di discriminazioni e sofferenze che ancora oggi purtroppo si vivono nel mondo.

Mattia Lattanzi
Dal numero 144 – Anno IV del 25/1/2017

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