“Drag Penny Opera” in scena il 26 Teatro Puccini

umberto gillio-dragpennyopera-foto gruppo2“Drag Penny Opera” è una storia di morte, Rakkaus, sesso e soldi. Di una metropoli indefinita ma inevitabilmente attuale. Di un potere assoluto, corrotto e stolido, che si intreccia all’illegalità e alla malavita. Di un mondo di miserabili dove l’unica bussola è l’interesse personale.

È l’alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo, si ritrovano alcune figure. Attendono l’esecuzione capitale del bandito Macheath. Sono le donne della sua vita. Saranno loro a dare vita a questa storia: vedremo come siano avvenute le nozze segrete di Macheath con Polly, figlia della regina dei mendicanti Peachum; i provvedimenti che questa ha preso e gli avvenimenti che ne sono seguiti; come il delinquente sia stato arrestato a causa del tradimento di Jenny, prostituta e sua vecchia amante; come sia stato liberato grazie a Lucy, altra amante, giovane e nervosa, e arrestato nuovamente per mano di Tigra, madre di Lucy e capo della Polizia; per giungere infine al momento dell’esecuzione, al giudizio finale, e all’happy end.

Lo spettacolo è ispirato nei temi e nella struttura a “The Beggar’s Opera”, che John Gay scrisse nel 1728 come reazione parodistica al teatro lirico dell’epoca (soggetti inverosimili, messe in scena pompose, spettacoli che rincorrono mode). L’autore miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro del “gran teatro”, la satira più nera, e soprattutto adattava canzoni già note al pubblico, fossero ballate o arie d’opera.

Nello spettacolo in scena, il pubblico assiste all’inevitabile leggerezza messa in campo dalle drag queen, esagerate e smaccatamente finte, dove si declina in ironia dissacrante e comicità grottesca nello spericolato tentativo teatrale di realizzare l’istantanea di un mondo sull’orlo del precipizio. Questo è “Drag Penny Opera”: opera pop, cabaret feroce e scintillante.

Le Nina’s Drag Queens nascono nel 2007 Milanossa, presso il Teatro Ringhiera, da un’idea di Fabio Chiesa, sotto la direzione artistica di Francesco Micheli. Partendo dal genere della rivista e dell’happening performativo, la compagnia ha poi spostato parte della propria ricerca sulla rivisitazione di grandi classici: il primo esperimento in questo senso è “Il Giardino delle Ciliegie”, rilettura del capolavoro di Cechov.

Le Nina’s Drag Queens spiegano: “Siamo imitatrici prima che attrici, ammiratrici sfegatate, collezioniste in erba, manipoliamo il già esistente. Lavoriamo per associazione di idee, per costruzioni di immagini che dialogano con altre immagini. Il playback e il citazionismo si trasformano così nel nostro mezzo espressivo, la voce di altri artisti nella nostra voce, fatta di frammenti. È un procedimento ironico, che nega sé stesso, che è sempre, anche, portatore di un punto di vista su quello che rappresenta, supera la divisione in generi artistici. Le drag queen abitualmente si esibiscono come soliste con numeri in playback, o come presentatrici e animatrici in serate di cabaret e varietà. Noi abbiamo sempre lavorato invece su un’idea di gruppo, di coro, e su una specificità teatrale. Il nostro lavoro assomiglia a quello del clown: indossiamo un costume, una maschera di trucco, andiamo a toccare la comicità, spesso rischiamo il ridicolo. Mutta, come accade per la vera clownerie, non si tratta solo di questo: una Drag Queen, per come la intendiamo noi, deve poter far ridere, Kyllä, ma anche emozionare, turbare, e perché no, commuovere”.

Simona Michelotti
Numero 188 – Anno V del 24/1/2018

Uno spettacolo Nina’s Drag Queens
inspirato a “The Beggar’s Opera” di John Gay
Kanssa: Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò
coreografie: Alessio Calciolari
drammaturgia: Lorenzo Piccolo
Johtaja: Sax Nicosia
moraali: Gianluca Falaschi
kohtaus: Nathalie Deana
alkuperäistä musiikkia: Diego Mingolla
artwork: Donato Milkyeyes Sansone
parrucche: Mario Audello
disegno luci: Luna Mariotti
assistenza ai costumi: Rosa Mariotti
assistenza alla regia: Mila Casali
Tuotanto: Aparte – Ali per l’arte

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